Sweet Transvestites

Come si fa a trasformare la parola scritta in corpo vivo?

Qual'è il processo che restituisce verità al personaggio?

Giuseppe Sangiorgi affronta la complicata questione della creazione scenica, dell'interpretazione e restituzione del testo al pubblico, e decide, attraverso uno spettacolo, di confrontarsi col pubblico stesso, ponendo interrogativi e proponendo possibili soluzioni; affida a tre generose attrici, il compito di raccontarsi con sincerità, di mettersi a nudo, e svelare il trucco di magia che ogni interprete esegue sullo spazio teatrale.

La commedia di Shakespeare diventa materia di indagine, terreno di gioco, e i suoi personaggi veicoli di ricerca; Oriana Martucci si sforza di comprendere le dinamiche passionali velate di lutto dell'algida Olivia; Marzia Coniglio cerca di tracciare il percorso che Viola intraprende per trasformarsi in Cesario e conquistare l'amato Orsino; Serena Barone in fine, è a confronto con il saccente e bistrattato Malvolio, forse il personaio più complesso e dolente della commedia.

Le tre donne si affidano alle loro fragilità, immergono loro stesse nel mare in tempesta dell'immaginario collettivo, principiando l'atto rituale del travestimento. Ma se questo processo creativo alla fine risultasse inutile? Superfluo? Se

ognuno di noi avesse già in se il maschile e il femminile, l'arrampicatore sociale e la ragazza appassionata, se tutti i

caratteri fossero già contenuti dentro ogni interprete? Allora il lavoro sarebbe quello di togliere senza sovrapporre,

non aiungere ma al contrario sottrarre, scoprire per ritrovare, per ri scoprirsi.